Sollecito al Ministro della Giustizia per la ripresa dell’attività Giudiziaria

Sollecito al Ministro della Giustizia per l’adozione di misure urgenti relative alla ripresa dell’attività Giudiziaria

Egr. Sig. Avv. Alfonso Bonafede Ministro della Giustizia

La grave inefficienza del sistema Giustizia, esplosa durante l’emergenza COVID19, se da un lato ha spinto i Consigli degli Ordini degli Avvocati ad accettare provvedimenti più svariati, ai sensi dell’art.83 del DL 18/202, per regolare le attività giudiziarie nella speranza di ottenere un bilanciamento tra l’art. 24 e l’art. 32 della Costituzione, dall’altro lato induce a denunciare la disparità di trattamento dovuta all’esistenza di circa 200 protocolli diversi per lo svolgimento dei processi innanzi alle diverse Autorità giudiziarie, ove sarebbe stato necessario prevedere norme eguali per tutti i cittadini.

Alla disparità di trattamento si è aggiunta l’inefficienza di modalità alternative per svolgere le attività urgenti e con termini in scadenza.
Sicuramente nessuno era preparato ad affrontare una pandemia, ma certo i rimedi hanno scaricato tutte le problematiche sui cittadini e principalmente sulla classe forense, soprattutto nel circondario di Napoli Nord dove le inefficienze del sistema erano pregresse e già molte volte denunciate.

Ove il termine “Napoli Nord” dovesse risultarle familiare, caro Ministro, siamo quelli che, più volte, le hanno segnalato (purtroppo, invano) l’inadeguatezza strutturale e la carenza di organico di questo Tribunale, unitamente a quella degli Uffici del Giudice di Pace. E non parliamo solamente degli Uffici del Giudice di Pace a gestione Comunale, come quello di Frattamaggiore, Casoria, Afragola e Marano, ma dello stesso Ufficio del Giudice di Pace di Napoli Nord in Aversa, a gestione Ministeriale.

Ci sarebbe tanto da evidenziare anche in merito all’esito fallimentare del lavoro agile svolto in questi mesi dalle cancellerie, ma questo dovrebbe esserle noto, così come le problematiche dovute al mancato accesso da remoto alle piattaforme informatiche, al mancato avvio delle piattaforme telematiche per alcuni Uffici, circostanze che non solo hanno messo in ginocchio tutto il sistema Giustizia, ma che rischiano di rendere ancora più difficoltosa la ripresa dell’attività per la categoria professionale di cui Lei dovrebbe vantarne l’appartenenza.

Sì, quella categoria professionale di cui, circa 130.000 dei suoi colleghi, oggi, sono stati posti nella condizione di dover richiedere il “reddito di ultima istanza” di € 600,00. Gli stessi professionisti che, se avessero regolarmente ricevuto le dovute spettanze per le attività svolte con patrocinio a carico dello Stato (bloccati addirittura al 2016), oggi si sarebbero ritrovati in una condizione economica sicuramente migliore.

Eppure Lei, Avvocato prima ancora di essere Ministro della Giustizia, avrebbe dovuto ben conoscere le risultanze del tavolo interdisciplinare organizzato durante l’ultimo Congresso Nazionale Forense, ove si ribadì la necessità di ricostruire i capitoli di spese nelle Corti d’Appello necessari.

Egregio Sig. Ministro, si svegli!! Il sistema giudiziario è al collasso!

E sicuramente i lunghi rinvii delle udienze, oppure le sospensioni lungo termine non costituiscono la cura; al contrario, contribuiscono a danneggiare ulteriormente i cittadini italiani che non vedono tutelati i propri diritti e scoraggiano le iniziative imprenditoriali e l’investimento di capitali esteri.

Egregio sig. Ministro, recuperi il tempo perduto!

Il considerevole calo dei contagi e l’ormai acquisita familiarità con le misure di sicurezza consentono una rapida ripresa dello svolgimento delle udienze in presenza fisica delle parti. Prenda atto che, in assenza di infrastrutture tecnologiche moderne, le “udienze da remoto” per il processo civile sono una misura eccezionale che non risolve le ataviche inefficienze e per quello penale la negazione dei principi cardine del processo.

Occorre una urgente modifica legislativa per il rientro negli uffici giudiziari del personale amministrativo, visto che lo smart working non ha prodotto alcun beneficio alla collettività, non essendo consentito accesso al sistema informatico da casa, risolvendosi in mere ferie pagate per chi ne ha beneficiato.

Sarebbe implicita anche la richiesta di un intervento ministeriale proteso a garantire a favore di tutta la classe forense misure compensative per la forzata inattività, ma in questo momento le chiediamo con fermezza di tutelare la dignità di una classe professionale che rivendica con forza il proprio diritto di ritornare a lavorare in maniera ordinaria e nel più breve tempo possibile”

Cordialmente.

Aversa, 5 giugno 2020

Il Presidente

Avv. Gianfranco Mallardo

ALLEGATO